Una media per vano di 6-7 persone con punte di 16 e di 21 presenze per stanza. Queste nel 1908 le condizioni di vita dei 9262 testaccini. Venivano in massa dalle Marche dagli Abruzzi, dall’Umbria , dalla  Romagna e dalla Campania, attirati dalle opportunità di lavoro offerte dalla giovane capitale del regno.  

I bambini morivano come mosche falcidiati dalla tubercolosi, dall’epilessia, dalla meningite, dal morbillo e dalla fame.

Il 45% dei deceduti del “quartiere” aveva meno di 5 anni. 

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